Uno degli edifici all'interno del carcere di Torino Lorusso e Cutugno, al primo posto per numero di suicidi tra detenuti
Uno degli edifici all'interno del carcere di Torino Lorusso e Cutugno, al primo posto per numero di suicidi tra detenuti

Nelle carceri italiane oltre 6 suicidi al mese

Sovraffollamento, sporcizia e carenze di personale: la situazione nei penitenziari è al limite e i tanti detenuti che nel 2023 si sono tolti la vita certificano l'emergenza. I dati aggiornati di Antigone

Redazione <br> lavialibera

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29 dicembre 2023

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Fatiscenti, sovraffollati ma soprattutto luoghi di morte. È la situazione delle carceri italiane nel 2023, fotografata da Antigone. Dai dati raccolti dall’associazione (fino al mese di novembre), emerge che nel corso dell’anno si sono tolte la vita in carcere 68 persone, vale a dire più di 6 al mese. La macabra classifica vede al primo posto Torino, seguita da Terni, Roma Regina Coeli e Milano San Vittore. In ognuno di questi istituti quest’anno si sono uccise 4 persone, mentre 3 suicidi si sono registrati a Verona, Venezia, Taranto, Santa Maria Capua Vetere, Pescara e Milano Opera.

Carcere, il destino parallelo di detenuti e agenti penitenziari

Nell’85,3% dei casi i detenuti si sono impiccati, nel 5,9% sono morti per asfissia con bombola da gas, mentre nel 4,4% a seguito di sciopero della fame. L’età media delle persone suicida è 40 anni, con 15 vittime che non avevano più di 30 anni. Ai detenuti che si sono uccisi si aggiungono i tentati suicidi (2,3 ogni 100 detenuti), atti di autolesionismo (16 ogni 100 detenuti), aggressioni ai danni del personale (2,3 ogni 100 detenuti) e aggressioni ai danni di altre persone detenute (4,6 ogni 100 detenuti).

Sovraffollamento, il numero dei detenuti cresce velocemente

Continua il trend che vede crescere la popolazione carceraria, costretta a vivere in spazi sempre più esigui. A fronte di 51.272 posti ufficialmente disponibili (in realtà sono circa 3mila in meno), al 30 novembre 2023 risultano detenute 60.116 le persone. Le donne sono 2.549 (4,2%), gli stranieri 18.868 (31,4%). A preoccupare è l’aumento vertiginoso dei detenuti, che nel giro di appena tre mesi (settembre-novembre 2023) sono aumentati di 1.688 unità.

A fronte di 51.272 posti ufficialmente disponibili (in realtà sono circa 3mila in meno), al 30 novembre 2023 risultano detenute 60.116 le persone

Nel trimestre precedente l’aumento era stato pari a 1.198 e in quello ancora prima di 911. Nel corso del 2022 raramente si era registrata una crescita superiore alle 400 unità a trimestre. Con il ritmo di crescita attuale, tra un anno i detenuti potrebbero toccare quota 67mila. Il tasso di affollamento è del 117,2%, ma in alcune regioni è maggiore: in Puglia è pari al 153,7% (4.475 detenuti in 2.912 posti), in Lombardia al 142% (8.733 detenuti in 6.152 posti) e in Veneto al 133,6% (2.602 detenuti in 1.947 posti).

Carcere, il sesso non si fa, né si vede

Le città dove hanno sede gli istituti penitenziari più affollati sono Brescia (carcere Canton Monbello), con un tasso di sovraffollamento del 200%, Foggia (190%), Como (186%) e Taranto (180%). Alla fine del 2016 i posti per i detenuti erano 50.228, oggi il numero è fermo a 51.272 attuali: ciò significa appena 1000 posti in più a fronte di una crescita della popolazione detenuta, nello stesso periodo, di 5.463 unità.

Poco spazio a disposizione

Tante persone in poco spazio significa ridurre al minimo i metri quadrati a disposizione: ogni detenuto italiano vive in meno di 3 mq di superficie calpestabile. Su 76 carceri visitate dall’Osservatorio di Antigone nell’ultimo anno, solo in 25 (33%) le celle garantiscono 3 mq calpestabili a ogni detenuto. Queste condizioni “limite” hanno spinto molte persone a invocare l’articolo 3 della Convenzione europea dei Diritti dell’uomo, con in ricorsi che sono in continuo aumento: dai 3.382 presentati nel 2020, nel 2022 si è arrivati a 4.514 vertenze.

In carcere non si sta al fresco

Sporcizia, caldo e freddo: in metà delle carcere celle senza doccia

I 76 istituti visitati da Antigone sono sempre più fatiscenti, anche perché il 31,4% è stato costruito prima del 1940 e la maggior parte addirittura prima del 1900. Nel 10,5% delle carceri non tutte le celle sono riscaldate; nel 60,5% le celle non hanno acqua calda garantita tutto il giorno e in ogni periodo dell'anno; nel 53,9% degli istituti visitati c’erano celle senza doccia; nel 34,2% non ci sono spazi per lavorazioni; nel 25% non c’è una palestra o non è funzionante. Infine, nel 22,4% non c’è  un campo sportivo o non è funzionante.

Nel 53,9% degli istituti visitati da Antigone le celle erano sprovviste di doccia

Personale ai minimi termini

Dai dati raccolti da Antigone risulta che i funzionari giuridico-pedagogici (educatori) – in media uno ogni 87 detenuti nel 2022 – nel 2023 sono diventati uno ogni 76 detenuti nel 2023. Un aumento minimo, che non risolve la situazione. In calo, invece, il personale di polizia penitenziaria: nel 2022, in media, c’era un agente ogni 1,7 detenuti, mentre nel 2023 il rapporto è di un agente per 1,9 detenuti.

Antigone, la pazzia aspetta in carcere

Formazione e istruzione ok, ma grande disparità tra nord e sud

Le (uniche) buone notizie arrivano dalle opportunità di formazione professionale, con gli iscritti che nel primo semestre del 2023 sono stati 3.359, contro i 2.248 del primo semestre di un anno fa. Il dato è positivo ma evidenzia una grande differenza tra nord e sud:  in Lombardia (8.733 detenuti) ci sono stati 840 iscritti mentre in Campania (7.303 detenuti) solo 130. In crescita anche le persone coinvolte nei percorsi di istruzione. Sono stati 19.372 nell’anno scolastico 2022-2023 contro i 17.324 dell’anno precedente

Lavoro, in calo chi è impiegato all’interno del carcere

Per quanto riguarda il lavoro, cala leggermente il numero delle persone impiegate all’interno del carcere, alle dipendenze dell’istituto stesso: alla fine del 2022 erano 17.209, al 30 giugno 2023 16.305. In leggero aumento, invece, il numero dei detenuti che lavorano per altri datori di lavoro: dai 2.608 alla fine del 2022 si è passati ai 2.848 registrati al 30 giugno 2023.

La pena dell'anima prima che del corpo

Quest'ultimo dato è però in parte fuorviante. Se si escludono i semiliberi ed i detenuti in articolo 21, che lavorano tutti fuori dal carcere, le persone che in carcere lavorano per datori di lavoro diversi dalla amministrazione penitenziaria sono in tutto 1.021, e tra loro solo 184 lavorano per aziende private, mentre tutti gli altri lavorano per cooperative sociali.

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